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ISSN 2038-8527

L’aumento della tassazione delle rendite finanziarie. Alcuni spunti di riflessione

Massimo A. Procopio Fascicolo n°15 2014

Com’è noto, il d.l. 66/2014 ha previsto, tra le numerose misure ivi contenute, l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie elevando l’aliquota dal 20 al 26 per cento. Immutata è invece rimasta l’aliquota del 12,50 per cento da applicare sui rendimenti dei titoli «sovrani» purché non inclusi nella c.d. black list. Nonostante i dubbi sollevati in dottrina, l’aumento è aderente ai principi costituzionali di cui agli art. 3 e 53 Cost.; sia l’aumento dell’aliquota che la sua differenziazione rispetto ai titoli di stato sono infatti aderenti ai precedenti principi nonché a quello della solidarietà di cui all’art. 2 Cost..
Sul piano economico la discriminazione esistente tra la tassazione dei rendimenti di natura finanziaria e quella prevista per i c.d. «Stati sovrani» può generare negativi effetti per le imprese le quali, pur di rendere competitivi i titoli da esse emessi, non potranno che elevare i rendimenti.
Perplessità genera, infine, la differente tassazione dei rendimenti derivanti dal possesso di partecipazioni non qualificate rispetto a quelle qualificate; le prime risultano infatti sorprendentemente penalizzate.